Gli anni 70 hanno rappresentato un’esplosione di creatività, in tutti campi. Un periodo che, nonostante le difficoltà ed i conflitti, ha saputo dare spazio ad un’incredibile spinta culturale. Per questo motivo, sulle generazioni attuali, continua ad esercitare un forte fascino evocativo.
Kawasaki con la serie Mach è stata la protagonista di quegli anni ed oggi, quasi cinquant’anni dopo, ha sentito il bisogno di ritornare alle origini con un progetto unico e concreto presentando la Kawasaki Vulcan 70 by Mr.Martini.
Ispirandosi alle mitiche motociclette Kawasaki degli anni settanta ed in particolare alla Kawasaki H1 500 MACH III, Mr Martini ha creato un kit completo ma essenziale per la Kawasaki Vulcan S.
Ha voluto traslare il concetto da custom/cruiser ad uno più cafè racer (in sintonia con la tendenza attuale del mercato) senza stravolgere l'aspetto tecnico di questa moto. “La sella doppia, il lungo codino, lo scarico sdoppiato ed il faro tondo sono stati i primi dettagli che mi hanno ispirato” afferma Nicola Martini.
L'obiettivo di questa idea concordata con la filiale italiana di Kawasaki è quello di raggiungere un target diverso che comprenda sia gli “over” che ben si ricordano i fasti del marchio in quegli anni, sia i più giovani che vogliono entrare in questo mondo di tendenze e customizzazioni vivendo emozioni che arrivano da un passato indimenticabile per loro molto affascinante.
La moto non subisce modifiche strutturali al modello di serie ma è il kit con i suoi componenti a creare il giusto mix tra antico e moderno
Le componenti principali di questo kit sono: sella doppia, fianchetti, codone, kit pedane (con supporti) e leve anteriori, manubrio, faro anteriore e posteriore , indicatori di direzione, verniciatura, scarico Zard sdoppiato.
Il kit viene proposto in due varianti colore: verde e rosso.
La serie limitata di questa moto.
Per questa prova su strada mi sono affidato a un valido collaboratore nonchè amico, che ha per noi provato questa moto e questo è il racconto di questa breve ma intensa giornata, con il linguaggio di noi motociclisti lontano da quello degli addetti a lavori .
"Quando arrivo la fila di moto coperte da un drappo, in riga perfetta sotto la pensilina di quello che era il vecchio distributore Esso e che oggi è invece Special, mette quasi soggezione. Tutto è nascosto, tutto è velato, spuntano da quei teli solamente ruote e scarichi, e le stupende marmitte cromate con i terminali sovrapposti che puntano al cielo (Zard), già fanno respirare aria di anni ’70. Provo a sbirciare da sotto ma la vigilanza degli “uomini verdi“ Kawasaki è ferrea e vengo subito allontanato, a dir la verità vengo più che altro indirizzato verso il bancone dell’ “english breakfast” dove trovo altri tester, magari molto più titolati di me, che si ingozzano di bacon, muffin, pane tostato e uova strapazzate.
Dopo poco inizia la presentazione con le slide, le pippe, le foto, i dati, le pippe, i target, i brand le pippe ancora ed io penso: “sono le 11,30 quando si inizierà a fare sul serio? Quand’è che si sale in moto? Quand’è che si parte?” In fin dei conti io sto qui per conto di RocketGarage e a noi, uomini semplici e concreti interessa capire come va questa moto, quali sensazioni può dare, che emozioni saprà regalare. Esta moto serà una mierda oppure no?
Dopo poco inizia la presentazione con le slide, le pippe, le foto, i dati, le pippe, i target, i brand le pippe ancora ed io penso: “sono le 11,30 quando si inizierà a fare sul serio? Quand’è che si sale in moto? Quand’è che si parte?” In fin dei conti io sto qui per conto di RocketGarage e a noi, uomini semplici e concreti interessa capire come va questa moto, quali sensazioni può dare, che emozioni saprà regalare. Esta moto serà una mierda oppure no?
Sembra quasi che mi abbiano letto nel pensiero ed in men che non si dica sbaracchiamo i tavoli, ci infiliamo caschi, guanti e giacche ed in 10 minuti siamo già a scuotere il centro di una Verona operosa e lavorante che guarda il passaggio di queste 10 moto uguali con sorpresa e curiosità. Devo dire che il primo approccio con la Vulcan 70 è buono, sarà la giusta altezza da terra, saranno le giuste misure del triangolo sella-pedane-manubrio, la moto si guida bene anche nel traffico stretto, si lascia condurre con docilità ma quando serve lo spunto, l’accellerata, questa arriva subito con vigore ma sempre senza mai imbarazzare il pilota. Il gruppo è fantastico da vedere, il sapore vintage e le azzeccatissime colorazioni delle moto sono una sferzata di allegria cromatica nel grigiore cittadino; i passanti si girano, molti riconoscono in quei mezzi qualcosa di già visto, qualcosa di familiare, ma forse non sanno spiegarsi cosa…. un po’ come quando si rincontra un amico dopo molti anni.
Capitanati nientepopodimenoche da Mr Martini, ci lasciamo alle spalle le trafficate vie cittadine e ci dirigiamo verso le colline della Valpolicella; adesso riesco ad allungare qualche marcia e conseguentemente le frenate divengono più incisive. Il gruppo si allunga e la mia attenzione ora ; inizio a divertirmi sul serio. Al di là della bella “operazione nostalgia” che Mr Martini e Kawasaki hanno messo in atto, la Vulcan 70 è una moto sincera, concreta e divertente, risponde bene alle sollecitazioni del conduttore, è dotata di buone sospensioni (forse il mono è un po’ duro) ma il pensiero che il mezzo fosse più bello che buono si rivela uno stupido pregiudizio.
C’infiliamo in una stradina di montagna che sale, in mezzo alle vigne, con curve e tornanti; siamo in piena zona Valpolicella Classico e qui di vino ne capiscono forse più che di moto. Davanti iniziano a dare gas e quindi non mi faccio pregare: prima, seconda terza, tornante e di nuovo seconda terza quarta e di nuovo giù di freni, curva larga rettilineo dentro fino alla quinta appena puntata, ancora freni seconda e tornante a destra stavolta. La Vulcan 70 cammina bene nel misto e le gomme nuove fanno il loro sporco lavoro, forse qualche grado in più allo sterzo gioverebbe nei tornantini stretti, ma se pensiamo che la trasformazione ha riguardato solamente la parte estetica della moto d’origine, beh veramente non possiamo pretendere di più. Con la frenata sicura e precisa, il comportamento buono e sincero in curva, un motore che seppur non iper-vitaminizzato non si tira mai indietro, è comprensibile che al conduttore possa venire il sano desiderio di una smanettata, ebbene la Kawa non tradisce la tradizione del marchio e regala qualche soddisfazione anche qui.
Dopo un paio di soste per le foto di rito, infiliamo la discesa per il ritorno verso la città; andante con brio definirei l’andatura tenuta dal nostro Nicola Martini che dimostra di saperci fare anche con il manubrio tra le mani oltre che con le chiavi inglesi e la matita. Ancora passaggi particolari e suggestivi fino ad arrivare al “Grande Padre” di Verona, l’Adige; correre in fianco ai fiumi mi è sempre piaciuto, quanta vita e quanta storia è passata di lì? Quanti popoli hanno solcato quelle acque che portano all’Adriatico? Mi sembra di sentire i loro racconti sfilando lentamente in moto lì accanto ed è bello stare ad ascoltarli.
Siamo ora in città e sarà la voglia di arrivare presto allo Special dove ci attende il più giusto degli Hamburger, sarà che l’atmosfera metropolitana dona alla Vulcan 70 lo scenario giusto della “bad-bike” ma è proprio qui che accade qualcosa di strano, di magico, forse un sortilegio: ci ritroviamo proiettati indietro nel tempo, siamo noi i protagonisti di film iconici degli anni ‘70 come “Roma a mano armata” o “La polizia incrimina, la legge assolve”. Siamo tutti scippatori, spacciatori, rapinatori in sella a quelle che venivano definite allora nei TG “grosse maxi-moto”: si dribblano le macchine a destra e sinistra, i vialoni a 3 corsie diventano piste di accelerazione, qualcuno sale sui marciapiedi con la moto per aggirare un semaforo, altri 2 tentano la rapina ad una prostituta mentre gli altri seminano il terrore tra le vecchiette del quartiere. E’ proprio vero, lo spirito della Mach 3 del 1973 di Kawasaki rivive in questa Vulcan, tanto da trasformare, cambiare, alterare la percezione della realtà; non so quanto sia durata questa nostra collettiva allucinazione, forse tanto, forse poco, pensate che c’è ancora qualcuno che sostiene di aver visto Mr Martini infilare un sottopasso in centro a 140 km/h e addirittura eseguire un burn-out fermo ad un semaforo.
In chiusura vorrei proprio dire che la moto è divertentissima ed ha un forte valore evocativo, ricorda sì i psichedelici 70’s, ma bene si presta a girate tranquille al lago od in montagna con passeggero. Molto facile da condurre potrebbe essere anche una “prima moto” oppure un’ottima scelta per le ragazze, Mr Martini anche questa volta è perfettamente riuscito a cogliere il cuore, l’anima delle Kawasaki di quei tempi ed a trasportarlo ai giorni nostri; assemblata a mano nei laboratori di Mr Martini in soli 100 esemplari numerati questa Vulcan 70 rischierà di mantenere a lungo anche il proprio valore economico.
Forse mi resta un solo piccolo rammarico: questa moto sarà probabilmente acquistata da chi la tratterà bene, la terrà lavata e lucidata, ne controllerà l’olio e la pressione gomme prima di ogni uscita….. peccato, mi piacerebbe tanto vederne qualcuna di sporca e con la sella strappata ancora saltare sui marciapiedi di città, sentirla urlare con gli scarichi aperti nella notte, saperla a spalancare il gas sulle circonvallazioni di periferia inseguita da auto con i lampeggianti blu all’alba. Ma va bene lo stesso, questo non è più quel fottuto mondo dei 70’s…..
La moto è “prenotabile”, non è attualmente in vendita perché viene assemblata a mano da Mr Martini e questo richiede il suo giusto tempo.
Accessori Mr Martini (acquistabili a parte):
cerchi a raggi (buoni anche per tubeless), telo coprimoto personalizzato, specchi rotondi cromati (come quelli dei Mach 3), soffietti forcella, parafango anteriore cromato, borsa serbatoi in pelle.
Piccole magagne (sono cazzatine…)
Raggio sterzo ridotto, pedane passeggero un po’ ingombranti per il pilota (ci si prende dentro con il tallone se ti muovi un po’ in sella ed anche da fermo), cambio duretto con poca corsa della leva (una donna a trovare il folle ci metterà mezz’ora).
Qualche giornalista si è lamentato delle vibrazioni provenienti dalle pedane, ma forse loro hanno ormai dei parametri settati su moto moderne e forse pò troppo asettiche, prive di "personalità, ma chi compra una moto del genere forse vuole rivive anche quell'epoca dove le moto erano scomode e pericolose ma il sesso era sicuro.
Altri dati
Ispirata alla Kawasaki H 1/D Mach 3 prodotta dal 1973 al 1974
Base tecnica
Perfettamente uguale alla Vulcan normale
Colorazioni:
Verde Kawasaki ..moto evocativo e Rosso Bordeaux forse anche più bello e ed elegante (come da pantone originali Mach)
Kit composto da: Scarichi Zard, sella, codino, fianchetti, kit pedane, manubrio, faro anteriore e relativo supporto, faro posteriore, indicatori di direzione (stupendi!)
Disponibili anche cerchi a raggi Kineo e un parafango anteriore cromato oltre a dei soffietti che rendono l'effetto vintage ancora più realistico
Disponibili anche cerchi a raggi Kineo e un parafango anteriore cromato oltre a dei soffietti che rendono l'effetto vintage ancora più realistico
Prezzo Vulcan Euro 7.490,00
Prezzo kit numerato Euro 3.500,00
Prezzo complessivo Euro 10.990,00
Si ringrazia
Matteo “Hurricane” Aramini per la schietto e romantico racconto di questa sua prima prova da tester, da cui si è prontamente sdebitato per la preferenza e la fiducia ricevuta con una cassa di prosecco di cui mi ha omaggiato.
" Martini S.r.l. –Via Tombetta, 39/b Verona Tel: + 39 0458201607
www.mrmartini.it
E-mail: info@mrmartini.it
Photo by Michelangelo Agostinetto
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